domenica 29 gennaio 2012

bed & breakfast a barcellona



info e contatti
lacucinavolante@hotmail.com

lunedì 3 gennaio 2011


BUON ANNO A TUTTI!!

sabato 25 dicembre 2010

cenone di san silvestro


VI RICORDIAMO CHE IL 31 POTETE ANCORA PRENOTARE PER IL CENONE, SE SIETE VEGETARIANI AVVERTITECI ALMENO 2 GIORNI PRIMA!

IL COSTO E' DI 35 €

A PRESTO!

QUICHE DI BROCCOLI PORRI E TOMA
CROSTINO DI CARNE CRUDA AL COLTELLO
INSALATA DI FINOCCHI E MELOGRANO
SALAME E MUSTARDELA CON LENTICCHIE


AGNOLOTTI ARTIGIANALI AL SUGO D'ARROSTO
CRESPELLE ALLA VALDOSTANA


BRASATO DI BUE ALLA BARBERA
PATATE TARTUFATE
CAROTE AL MIELE DI CASTAGNO E TIMO


SEMIFREDDO AL TORRONCINO CON CREMA GIANDUJA
SPIEDINI DI FRUTTA





Barbera e Cortese

Vinchio & Vaglio Serra

Spumante





PRENOTAZIONE NECESSARIA!
Cuciniamo solo cibi freschi, poter prevedere il numero di commensali ci facilita le cose, ci permette di ridurre gli sprechi e di curare con più amore le preparazioni

stinco di maiale alla birra blanche Boheme




In osteria puoi provare la nuova birra artigianale della Brasseria Alpina di San Germano Chisone.

www.birraboheme.com

domenica 5 dicembre 2010

GIOVEDI 16 DICEMBRE La frontiera addosso. Così si deportano i diritti umani. Un libro di Luca Rastello


Presentazione del libro con l'autore:
giovedi 16 dicembre ore 21 circa
La frontiera addosso. Così si deportano i diritti umani.
Un libro di Luca Rastello. Recensione a cura di Sandro Chignola per Il Manifesto

Il 9 dicembre 2009 le agenzie battono la notizia della morte di un senza tetto a Roma. All’angolo tra via Principe Eugenio e Piazza Vittorio viene trovato il corpo senza vita di un immigrato. Si chiamava Mohammed Muzzafar Alì. Ma tra i migranti e i militanti antirazzisti romani era noto come Sher Khan, la Tigre. Aveva fondato la UAWA, l’Unione dei lavoratori asiatici e la sua voglia di vivere aveva attraversato l’intero ciclo di lotte degli invisibili dagli anni ’90 sino a quel momento. Con don Luigi di Liegro, fondatore della Caritas, aveva guidato la storica occupazione della Pantanella nel 1991, quando tremila persone si erano procurate un posto dove poter stare e non morire, appunto di freddo.

La sera del 13 ottobre 2008, sostenuti dai Centri Sociali Gabrio e Askatasuna, un centinaio di rifugiati e di richiedenti asilo, tra di loro donne incinte e bambini, occupa a Torino l’ex clinica San Paolo. Dopo lunghe trattative, dovranno andarsene nell’aprile 2010. Nonostante il loro status preveda, per la Convenzione di Ginevra, il diritto di essere protetti, verranno abbandonati a sé stessi e, per molti di loro, il destino sarà l’espulsione.

Tra queste due vicende si colloca l’intera parabola della trasformazione del diritto di asilo in Italia e in Europa; lo scatenarsi di una guerra silenziosa e non dichiarata contro i rifugiati; l’abbozzarsi di una riorganizzazione complessiva del sistema dei confini e degli assetti fondamentali del diritto delle migrazioni. E’ merito di un recente libro di Luca Rastello (La frontiera addosso. Così si deportano i diritti umani, Laterza, 2010, pp. 280, € 16) l’aver fatto il punto sulla situazione.

Quella che i richiedenti asilo incontrano mentre cercano di arrivare in Europa è una situazione affatto paradossale: i paesi di immigrazione, che pure riconoscono la Convenzione di Ginevra, tendono ad aggirare la Convenzione di Dublino (1990; 2003) che assegna allo Stato entro il quale il richiedente asilo abbia fatto irregolarmente ingresso provenendo da uno Stato esterno all’UE la competenza sull’esame della domanda di asilo, qualificandolo contemporaneamente come stato di residenza per il richiedente. Inoltre, nell’esame delle richieste, viene spesso fatto valere un principio restrittivo che pretende di verificare, in cittadini stranieri in fuga da guerre civili o da oggettive situazioni di miseria e di violenza, la reale minaccia di un rischio o di una persecuzione personale che non prende in considerazione l’evidenza delle situazioni di povertà o di fame dalle quali il migrante è in fuga. E ancora non basta: i bastioni d’Europa vengono infine difesi con procedure di esternalizzazione del controllo che annullano, anche non facendolo formalmente, la Convenzione di Ginevra, indirizzando i respingimenti di migranti, e dunque degli stessi rifugiati, verso paesi che non la riconoscono, come la Libia, o affidando a «paesi-tampone», che in molti casi non brillano per efficienza o per trasparenza, la verifica della sussistenza dei requisiti per il riconoscimento del diritto d’asilo.

La parte decisamente più interessante del libro di Rastello è quella che ricostruisce questo meccanismo. Ed in particolare, il modo attraverso il quale opera l’agenzia europea FRONTEX esternalizzando le frontiere ed erigendo dispositivi di controllo ben oltre i confini formali dell’UE.

Nell’aprile del 2010 Ilka Laitinen, direttore di FRONTEX, ha avuto modo di ricordare il compito principale dell’agenzia europea in questione: «assistere tutti i paesi per il rimpatrio dei migranti irregolari», sostenere Italia e Malta nel controllo del canale di Sicilia, la principale rotta migratoria in direzione dell’Europa (almeno sino all’ascesa della Turchia e dell’Ucraina), impegnarsi a fondo nei confronti di Tripoli, «per far chiudere una volta per tutte le rotte del traffico degli immigrati».

Si tratta di esercitare una pressione costante sulle vie del diritto di fuga – l’evocazione del «traffico di esseri umani», va ricordato, è la comoda foglia di fico con cui ci si copre gli occhi di fronte alla violenza, alle torture, all’orrore dei campi e delle carceri libiche, greche, maltesi, tunisine, maliane, ucraine, serbe e di quelle dei molti altri paesi extraeuropei, cui viene affidata, con fondi europei, la gestione dei fenomeni migratori e la sicurezza del «virtual border» dell’Unione – fatta di pattugliamenti in mare, di controlli via terra, di operazioni di filtro negli aereoporti, delle operazioni speciali del battaglione «Rabit» (Rapid Border Intervention Team), dell’organizzazione di operazioni di ritorno (altro eufemismo per esplusioni coatte) gestite anche attraverso voli charter congiunti.

Missioni di controllo marittimo dagli esotici nome in codice sono in corso sulla rotta atlantica verso le Canarie, nello stretto di Gibilterra, fra Spagna, Marocco e Algeria, tra Algeria e Sardegna, nel canale di Sicilia, nel Mar Egeo, tra Turchia e Grecia, nel Mar Nero, nel Mar Baltico. Questi pattugliamenti, quando non esplicitamente affidati a paesi extraeuropei dotati di mezzi, addestramento e finanziamenti europei – come nel caso delle tre motovedette d’altura affidate ai libici che hanno recentemente aperto il fuoco su di un peschereccio italiano in acque internazionali – rappresentano una delocalizzazione e un’esternalizzazione dello spazio giuridico europeo, che a sua volta si introflette e si addensa, ma solo per gli aspetti della propria costellazione concentrazionaria, negli aereoporti o nelle stazioni marittime e ferroviarie delle principali città europee.

Respingere indiscriminatamente i migranti senza la fatica di accertarsi se tra di essi vi siano profughi o richiedenti asilo; deportarli in supposti paesi di provenienza senza aver verificato se lo siano davvero; trattare adulti e minori allo stesso modo; spegnere i riflettori sui carceri di Ganfruda, Kufrah, Tuaisha-Binkeshir, Misratah in Libia, sulla «Guantamanito» di Novadhibou in Mauritania, sui molti campi nei posti di frontiera sahariani dove finiscono rinchiusi moti di coloro che sfuggono alla morte nella traversata del deserto; accendere convenzioni bilaterali con i paesi extraeuropei vincolandoli ad accordi di riammissione dei migranti espulsi dall’UE in cambio di aiuti economici (è la pratica di cooperazione diffusa tra singoli nazioni europee e paesi quali Albania, Moldavia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Russia, Ucraina, ma anche con Macao, Cina, Hong-Kong, SriLanka, Pakistan...); preparare i dossiers per la candidatura all’ingresso nell’Unione con esplicito riferimento al controllo delle frontiere e dell’immigrazione clandestina e alla localizzazione dei Centri di permanenza e identificazione da realizzarsi; reclutare le organizzazioni del terzo settore specializzate nell’assistenza ai migranti e ai rifugiati (tra tutte l’IOM e l’UNHCR) ai fini dell’invisibilizzazione della guerra in realtà silenziosamente condotta contro di loro, sono tutti strumenti utilizzati per impedire fattualmente che rifugiati e richiedenti asilo, indiscriminatamente trattati come clandestini, possano accedere ai diritti che la Convenzione di Ginevra gli riconosce.

Il libro di Rastello ricostruisce nei particolari il sistema di «clandestinizzazione» coatta della migrazione internazionale, assegna un nome ai molti buchi neri della catena omicidiaria che disegna un altro confine dell’Unione Europea, lavora, con dovizia di particolari sulle statistiche ufficiali e non della guerra quotidianamente condotta contro i migranti. Permette di vedere da un altro punto di vista, quello forse accessibile ad uno sguardo più acuto, come proceda la tracciatura dello spazio giuridico europeo attraverso la normalizzazione delle procedure di emergenza con cui viene affrontato lo stato d’eccezione permanente della crisi umanitaria.

E tuttavia viene da chiedersi se l’angolo d’approccio scelto, quello del diritto d’asilo, sia il più adatto per parlare degli attuali regimi migratori. Se il discorso sul confine e sulla frontiera, sull’esternalizzazione del controllo, non rischi di sostenere la retorica che, nel discorso pubblico, valuta il migrante come sempre in ingresso o in espulsione, sospeso tra un dentro ed un fuori, senza tenere in considerazione il fatto che il migrante è in realtà, in molti casi, da sempre già qui, per così dire; entrato con un visto turistico o nella finzione di una quota flussi, nato da genitori stranieri o clandestino per un licenziamento o per un permesso di soggiorno non rinnovato oppure in attesa di rinnovo; materiale presenza su una gru del lavoro vivo vampirizzato nei gironi infernali del lavoro nero e precario.

E ancora: se le configurazioni e trasformazioni attuali del diritto (gerarchizzazione del diritto di cittadinanza; informalità e discrezionalità dell’agire amministrativo in rapporto al diritto di restare; denazionalizzazione, desovranizzazione, decostituzionalizzazione dei codici e circolazione di norme che definiscono materialmente uno spazio giuridico transnazionale non esclusivamente europeo, dato il suo protendersi e il suo prolungarsi al di fuori d’Europa e il suo lavorare con meccanismi e dispositivi importati da altrove: così nel diritto del lavoro o dei contratti ad esempio…) possano essere descritte, in rapporto alle migrazioni contemporanee, facendo riferimento ad una Convenzione di Ginevra disattesa o tradita.

Il richiedente asilo non è un clandestino: è questa la distinzione che orienta il lavoro di Rastello. Clandestini, sono tutti coloro che lo spazio giuridico globale produce come tali, varrebbe forse la pena di ricordare. Quella vasta parte dell’umanità invisibilizzata dalla grande macchina dell’accumulazione globale che ritrascrive continuamente la differenza tra i molti Nord e i molti Sud del mondo. E che per funzionare, lavora disegnando zone di eccezione, perimetri di saccheggio, aree in cui stabilizzare regimi duali di lavoro subordinato.

Fuggire davanti a questa macchina è certo possibile e giusto. Pensare che essa conceda asilo al di fuori di essa, invece, forse solo del tutto illusorio.

[ lunedì 22 novembre 2010 ]

TORTA DI NOCCIOLE SENZA FARINA



Ecco una ricetta che può essere adatta ai sempre più numerosi intolleranti alle farine, questa torta è molto buona, la troverete spesso presente nel nostro menù autunnale.

3 hg di nocciole
3 uova
150 gr. zucchero bianco o di canna
un cucchiaio di cacao a piacere

Montate i rossi con lo zucchero e il cacao, i bianchi a neve soda, tritate molto bene le nocciole.

Unite le nocciole ai rossi e zucchero e per ultimo i bianchi, delicatamente.

Infornate a 150° per 45 minuti, un'ora.

domenica 28 novembre 2010

ZENZERELLO alternativa al limoncello




* Radice di zenzero fresco 150 g.
* Alcol da liquori a 95 gradi 1 litro
* Zucchero 1 kg. se usate quello di canna rimarrà più scuro
* Acqua 1 litro

Preparazione
Lavate lo zenzero ed asciugatelo bene, e poi tagliatelo a fettine sottili. Mettetelo in un barattolo a chiusura ermetica assieme all’alcol, e lasciatelo riposare un minimo di 3 settimane in un luogo buio.
Trascorso il tempo di maceratura, preparate uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero e fatelo raffreddare. Filtrate l’alcol e versatelo nello sciroppo, mescolate ed imbottigliate. Aspettate un mesetto prima di berlo. Anche prima va bene, risulterà più alcolico...

Studi recenti hanno confermato diverse proprietà di questa radice, ad esempio contro la dispepsia: esso infatti è capace di agire efficacemente su tutto l'apparato digerente, nei casi di inappetenza o di digestione lenta e laboriosa, flatulenza, meteorismo e gonfiore intestinale per le sue proprietà carminative. Ma esso si è dimostrato efficace anche contro il mal d'auto, la nausea e il vomito in gravidanza, e come antispasmodico.

Si sono avute quindi molte conferme sulle proprietà attribuite allo Zenzero dall'uso popolare tradizionale, in particolare sull'effetto antiemetico; esso si è dimostrato anche efficace in caso di reumatismi, gastrite e ulcera, mal di testa, ed è stata anche confermata la sua attività antiossidante.

Nella medicina araba esso è considerato afrodisiaco e alcuni popoli dell'Africa ritengono che mangiare regolarmente Zenzero preservi dalle punture delle zanzare. Utilizzato per applicazioni esterne lo Zenzero ha una leggera azione revulsiva, che viene sfruttata per fare cataplasmi contro i reumatismi e nelle odontalgie.